LETTERA APERTA AL CONSIGLIO REGIONALE VENETO
La sanità veneta è governata dalla Regione e gestita, con nomina del presidente della giunta regionale, da 24 direttori generali per 22 aziende ulss e per le 2 aziende ospedaliere di Padova e Verona. Le ulss, alla loro nascita, vengono disegnate pensando al piano sanitario, agli ospedali da salvare e a quelli da dismettere e trasformare, a quelli da sviluppare, a quelli da ridurre. Così sono nate e disegnate con ambiti geografici non sempre lineari, ma tenedo conto del rapporto popolazione e posti letto con geografie inaspettate. In taluni casi si sono allargati territori attorno ad alcuni ospedali per proteggerli da eventuali tagli o per implementarli, in altri casi si sono messi in uno stesso ambito territoriale più ospedali che, così sistemati "geograficamente", abbisognavano di tagli di posti letto e quindi di chiusura e riconversione di un ospedale, solitamente il meno "politicamente" titolato. La necessaria pianificazione sanitaria ed ospedaliera in una regione ove i posti letto ospedalieri, talvolta vuoti, erano eccessivi avrebbe operato meglio se il rapporto posti letto ed abitanti fosse stato visto non in tante artificiose aree di ulss, spesso sghimbesce, ma dall'ottica provinciale, di ciascuna provincia.
Certamente
gli ospedali "forti politicamente", anche a prescindere dalla
qualità delle prestazioni e dei servizi resi, si sarebbero difesi ugualmente,
ma certe giustificazioni del rapporto posti letto abitanti sarebbero state
indedolite e di molto e sarebbero emersi di più i dati qualitativi.
Non
solo per questi motivi sarebbe opportuno andare subito, il prima possibile, a
ridurre le 22 aziende ulss e le due aziende ospedaliere in sole sette, una
per provincia.
I
tagli alla sanità, la cui spesa per quella italiana ora è al di sotto della
media europea, rendono necessario il recupero di fondi. Sono le attività
sanitarie, ospedaliere,di prevenzione, di tutela della salute che hanno bisogno
di essere incrementate, non quelle "burocratico amministrative" che pesano
ancora tanto senza incidere sulla salute dei cittadini. I direttori generali,
nominati dalla "politica" (dal presidente della giunta regionale dopo
aver sentito i partners di maggioranza) hanno costi rilevanti, rilevantissimi
se si pensa anche ai premi annuali percepiti. Passare da 24 direttori
generali con i vari addetti attorno alla direzione generale, a 7,
significa risparmiare cifre rilevanti (anche questi sono i costi della
"politica") . Con i risparmi siano finanziate attività
sanitarie oggi in pericolo o molto ridimensionate.
Non
c' è ragione di difendere ambiti territoriali superati, anacronistici,
dispersivi per una corretta programmazione socio-sanitaria. Si pensi quindi ad
introdurre questa necessaria modifica che permetterebbe di recuperare significative
risorse per la tutela della salute dei cittadini.
Resta
un grande problema. Grande come una casa. Il problema del governo
trasparente, democratico, partecipato della salute delle cittadine e dei
cittadini. In questi anni e persino in questi giorni, sono emerse troppe
vicende "scandalose", con rilevanza giudiziaria, riferite alla
"gestione" sanitaria. Non è più possibile mantenere questo tipo di
potere monocratico "politico", travestito da "tecnico",
distante e non trasparente, del direttore generale nominato
"politicamente" dal presidente della giunta. Strumenti di partecipazione
democratica, di controllo e di massima trasparenza vanno pensati e
introdotti.
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