A gennaio il Presidente della Provincia di Belluno, il leghista Gianpaolo Bottacin, scriveva ai consiglieri bellunesi che «tagli ci saranno, anche se inferiori a quelli prospettati». A fine dicembre, infatti, si parlava di un taglio del 25% sul trasporto pubblico bellunese, mentre invece in quei giorni sembrava che il taglio si sarebbe arrestato all’8-10%. Lo sciopero dei trasporti indetto da Fit Cisl, Filt Cgil, Uil trasporti e Faisa Cisal che il 10 febbraio ha riunito sindacalisti e autisti della Dolomiti Bus, però, ci riporta alla cruda realtà dei fatti: a quanto pare in Regione si continua a ventilare l'ipotesi di un taglio del 25%, «una mannaia che creerà danni inimmaginabili» per dirla con le parole del rappresentante della Cgil per le rsa di Dolomiti Bus Giuseppe Sacchet.
Difatti, come sottolinea giustamente Sacchet, si parla «di un servizio che, già così com'è, è al suo minimo», il che dovrebbe destare preoccupazione non solo per gli anziani, il cui diritto alla mobilità risentirebbe fortemente di ingenti tagli ad un servizio di per sé già debole, ma anche per i lavoratori non automuniti (o impossibilitati a guidare) e soprattutto per quei giovani studenti che sono quotidianamente vincolati al servizio di trasporto pubblico per poter sia adempiere al dovere di frequentare la scuola dell'obbligo, sia esercitare il diritto fondamentale all'istruzione. Basti pensare che a quanto detto si aggiunge la possibilità di un taglio di "Unico studenti", l'abbonamento agevolato che costa alla Provincia circa 800 mila
euro l'anno; si capisce quindi come mai alla manifestazione sia stato invitato anche un rappresentante della Rete degli Studenti Medi.
«Non si parla solo di ridurre corse e aumentare il costo dei titoli di viaggio (già tra i più cari della Regione, n.d.r.)», aggiunge Sacchet, «ma anche di ridurre gli investimenti per la sicurezza dei veicoli». E come se non bastasse, potrebbero anche esserci conseguenze sul personale, nonostante il costo del lavoro da noi sia «il più basso tra le aziende di trasporto pubblico venete: un lavoratore appena assunto prende 930 euro, con tutta la responsabilità che ha un conducente di linea», precisa Sacchet. Insomma, ce n'è abbastanza per sentirsi in diritto di alzare la voce contro la Regione , tanto più che, come ha spiegato Maurizio Boaretto (Rsa Uil), «Dolomiti Bus è un'azienda sana, che supera la soglia imposta per legge (35%) nel rapporto costi-ricavi».
Alla luce di una prospettiva così nera e insostenibile per la popolazione, noi di Sinistra Ecologia e Libertà chiediamo che il Presidente della Provincia di Belluno, e con lui la Lega , decida una volta per tutte se stare con i Bellunesi o con il "centralismo veneziano"; che decida quindi se difendere le esigenze di un territorio la cui specificità è fuor di dubbio, o se preferisca invece far retrocedere la Provincia e i suoi cittadini in "Serie B", confermando per l'ennesima volta che di federalismo la Lega parla tanto, ma fa ben poco.
Aggiornamento (dal "Corriere delle Alpi" del 16 febbraio 2011):
RispondiElimina"[...] Non c'è nulla di definitivo, invece, ma ormai la soluzione è vicinissima, per il trasporto pubblico locale. Una prima fase della partita si gioca in consiglio regionale, dove è prossima l'approvazione del bilancio. All'ultimo momento arriverà il maxi emendamento che ridurrà al 10% (dal 25% attuale) i tagli al trasporto pubblico. Chisso [assessore alle politiche della mobilità del Veneto, N.d.r.] lo ha ribadito all'incontro di ieri e questa è già una buona notizia, ma l'assessore sembra anche aver recepito la necessità di rivedere il riparto tra le varie città e province venete, in particolare riducendo i sostanziosi e sproporzionati trasferimenti a Venezia, in favore degli altri.
[...] Chisso però ha anche accennato alla «evidente impossibilità» di operare un taglio a Belluno, che presenta già una situazione di oggettiva difficoltà. Dunque è ormai probabile che il taglio sarà zero anche nel trasporto pubblico locale e del resto a Belluno bastano 2 milioni in più."
Staremo a vedere...