Circolo di Belluno

domenica 20 marzo 2011

Alcuni dati sulla disoccupazione nel Bellunese

Dal periodico statistico della provincia di Belluno apprendiamo che tra l’agosto del 2008 e il luglio del 2010 sono 2428 le persone entrate a far parte della schiera dei disoccupati, che raggiunge così quota 7111. Un aumento del 52% in soli due anni, sintomo evidente del fatto che anche nel Bellunese la crisi del mercato del lavoro s’è fatta sentire, eccome.
A ben vedere però, la situazione è ancora più drammatica. Infatti luglio, come testimoniano i dati non solo del 2010 ma anche del 2009, è il mese dell’anno in cui cala di più la disoccupazione a causa delle assunzioni per la stagione turistica estiva. Già da agosto il numero dei disoccupati riprende a salire e in tre mesi circa è tornato ai valori di aprile. Basti pensare che il dato della Cgil, che si riferisce all’agosto 2010, è 8500 circa, superiore di quasi 1400 a quanto riporta la provincia in relazione al mese precedente.
Detto ciò, cerchiamo ora di capire com’è strutturata questa massa di disoccupati e se la sua composizione presenta differenze notevoli rispetto a due anni prima, quando la crisi economica globale era ancora agli inizi.

Sesso. Sei punti percentuali di incidenza sul totale dei disoccupati passano dalle femmine ai maschi, che rimangono comunque in minoranza. Insomma, la distanza tra i due sessi, per quanto ancora presente, tende a diminuire; dal 58% che erano, in due anni le donne hanno visto diminuire il loro peso sul totale e sono scese al 52%. A quanto pare la crisi ha a cuore le pari opportunità più della politica.

Età. Coerentemente con la situazione nazionale, a pagare maggiormente il prezzo della crisi sono i giovani. Il numero di disoccupati tra i 18 e i 29 anni è infatti aumentato del 69% (+698), scarto ben maggiore rispetto a quello delle altre fasce di età, che si aggira attorno al 45-50%. I giovani, inoltre, sono gli unici che nel lasso di tempo preso in considerazione hanno visto aumentare il proprio peso sul totale dei disoccupati (+3% ca.). In realtà, in termini strettamente numerici, i giovani disoccupati sono in leggerissima minoranza, ma questo si spiega facilmente: innanzitutto parliamo di una provincia in cui solo il 12,5% circa della popolazione ha tra i 18 e i 29 anni; se poi ci aggiungiamo che il tasso di attività giovanile si aggira attorno al 35%, capiamo come mai, nonostante il numero relativamente contenuto di giovani disoccupati, nel 2009 il tasso di disoccupazione giovanile sfiorasse già il 18,5% (meglio della media nazionale, ma
peggio di quella regionale, 14,4%). E da allora sono passati due anni, senza segni di miglioramento.

Nazionalità. Aumenta anche il peso sul totale degli extracomunitari (da 14 a 18%), principalmente a causa della crisi del settore industriale; e dei comunitari non italiani, soprattutto nel settore delle badanti, che le famiglie impoverite hanno sempre più difficoltà a pagare e la cui necessità viene meno nel momento in cui i lavoratori disoccupati possono prendersi cura dei propri anziani.

Titolo di studio. Tenendo conto che i dati non sono affidabilissimi a causa del numero elevato di “non indicati”, si può affermare che i laureati, pur rimanendo pochi, sono quelli che subiscono il maggior incremento di incidenza sul totale (+3,5% ca.). Infatti, il numero dei laureati disoccupati in provincia di Belluno, tra l’agosto del 2008 e il luglio del 2010, è aumentato del 322%, fatto che testimonia una tendenza a “rivalutare” i titoli di studio più bassi, probabilmente dovuta a un riassorbimento dei lavoratori con maggiore esperienza presenti sul mercato.

Già un anno fa nel Corriere del Veneto si leggeva che in regione la metà dei disoccupati ha meno di 35 anni, e quanto detto finora non fa che confermare il notevole contributo dato in questo senso dalla nostra provincia. Il candidato perfetto a disoccupato nel Bellunese infatti, come s’è visto, è giovane, possibilmente laureato ed entra ora, senza esperienza, nel mercato del lavoro (un discorso a parte andrebbe fatto per gli immigrati).
E a chi si ostinasse ad affermare che “a Belluno il lavoro c’è, basta cercarlo”, si ricorda che un tasso di occupazione del 63,35% in calo (contro il 65,3 della regione nel primo trimestre 2010) e un tasso di disoccupazione allargato dell’11,4% in aumento (contro il 10,1 della regione) non sono proprio sintomi di salute.


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